Bagni pubblici e civiltà

Possono i bagni pubblici esprimere il grado di civiltà e cultura di una città?

Chi di noi non si è mai trovato nella imbarazzante situazione di aver bisogno di bagni pubblici e di veder la propria ricerca frustrata perché non esiste nessuna struttura nelle vicinanze? La ben nota alternativa è un bar (se aperto…) dove ordinare un caffè e sperare che l’ingresso alla toilette sia disponibile!

Trovare servizi igienici effettivamente tali e accessibili è una necessità di tutti, residenti e turisti. Inoltre, per categorie di cittadini come i senzatetto, gli anziani, le donne in gravidanza o con neonati da cambiare, può rappresentare una vera sfida all’esercizio del diritto di libero movimento. Uno dei disagi, tra gli altri, messo ancor più in evidenza durante la situazione di lockdown da Covid 19, è stata proprio la quale totale mancanza di servizi pubblici nella nostra città. Alcune categorie di persone che lavoravano durante quel periodo (come per esempio Forze di Polizia, Vigili Urbani ma anche operai manutentori e tanti altri) hanno vissuto un enorme problema non avendo la possibilità di usufruire, appunto, dei soliti bar o ristori che assolvono normalmente a tale funzione.

I bagni pubblici a Torino

In Italia, purtroppo, c’è spesso l’abitudine di concepire i servizi pubblici come luoghi sudici e sconvenienti, in contraddizione con la convinzione di essere uno dei popoli più puliti del mondo. La responsabilità è anche delle amministrazioni locali, che nulla fanno per offrire servizi ben concepiti, strutturati e curati, spingendo l’utente a comportarsi nello stesso modo. Eppure, il gabinetto pubblico per il cittadino è una risorsa importante e diventa servizio indispensabile per un viaggiatore o un lavoratore itinerante. Ne possiamo altresì dedurre che anche il modo di progettare e arredare un bagno pubblico è sintomatico dell’attenzione di una cultura verso il prossimo (un cittadino o un turista che viene in visita nel nostro Paese).

Oggi a Torino, purtroppo, la situazione è drammatica. In tutto, possiamo contare una dozzina di bagni pubblici, compresi i residuati “vespasiani”, spesso in condizioni pessime e assolutamente non igieniche.

Riteniamo che l’amministrazione comunale debba rivolgere particolare attenzione alla progettazione, realizzazione e dislocazione di bagni pubblici, in particolare in alcune zone della città. Della necessità di bagni pubblici parliamo anche nella sezione del nostro programma “Torino piace“.

Tuttavia, i servizi igienici pubblici hanno costi di installazione, di manutenzione e di esercizio che devono essere sostenuti. Come hanno affrontato questo problema alcune parti del mondo?

Bagni pubblici giapponesi

Differenze nel modo di progettare e concepire i bagni pubblici la dicono lunga sul senso civico di un Paese e sulla lungimiranza delle amministrazioni pubbliche. Pensiamo alle differenze tra un bagno pubblico italiano e un bagno pubblico giapponese!

Uno dei quartieri più famosi di Tokyo ha recentemente aggiunto una nuova insolita attrazione: i bagni pubblici trasparenti. I bagni sono stati realizzati principalmente con un obiettivo: far capire ai passanti se un bagno è occupato o meno e la pulizia dello stesso. Per questo Shigeru Ban Architects ha realizzato un “vetro intelligente” che permette di vedere all’interno e verificare la pulizia, ma allo stesso tempo è in grado di diventare opaco se il bagno è occupato.

È noto che il Giappone è il paese con il più sentito rispetto nei confronti della “cosa pubblica” e il più alto senso civico, così ha alcuni dei bagni pubblici più innovativi del mondo.

Una soluzione creativa per i bagni pubblici

Da alcune parti, per fortuna, alcuni designer hanno voluto credere in una diversa concezione del bagno pubblico. Hanno così provato a proporre dei servizi esteticamente gradevoli, ben inseriti nel contesto urbano e fruibili da parte dei visitatori. Il bagno pubblico in fondo è un luogo che “ospita” chiunque, persone di qualsiasi estrazione sociale. Attira un bacino di utenza enorme ed eterogeneo, dunque perché non sfruttarlo come luogo per diffondere un prodotto, una cultura, un’idea?

Nella capitale maltese Valletta, per risolvere il problema delle toilette pubbliche ormai datate e in pessime condizioni, l’amministrazione locale ha affidato l’incarico ad uno studio di architetti nel 2009. Essi hanno avuto l’idea di sfruttare gli ambienti come sedi (i bagni sono più di uno) per l’esposizione di arte contemporanea.

Inizialmente titubanti, gli amministratori locali hanno acconsentito, ed oggi sono assolutamente soddisfatti, così come gli artisti coinvolti. I bagni pubblici diventano luogo per attirare chi generalmente non frequenta musei o esposizioni, dunque contribuiscono alla diffusione di cultura e arte.

Un sistema di ripartizione dei costi

In Germania l’amministrazione ha creato un sistema, il Nette Toilette, che è un compromesso tra i servizi igienici pubblici e privati. Le città tedesche pagano agli esercizi privati un canone mensile (da 30 a 100 euro) per tenere aperti i loro servizi igienici al pubblico. Essi mettono un adesivo in vetrina per far sapere al pubblico che può usare le toilette senza fare acquisti. Dal 2000 sono oltre duecento i comuni che hanno aderito al programma, il quale si va diffondendo a Monaco che rappresenta la più grande area urbana coinvolta.

In questo modo il numero di servizi igienici accessibili al pubblico è enormemente aumentato senza dover ricorrere a importanti investimenti. Questo tipo di gestione costa poco più di un decimo di quello che sarebbe costata con il sistema interamente pubblico. La rete non ha avuto problemi a trovare gli esercizi pronti ad aprire le porte dei loro bagni perché probabilmente, a parte il piccolo contributo percepito, il programma dà il vantaggio di spingere le persone ad entrare e magari a consumare.

Molto simile al programma tedesco è il Community Toilet Scheme di Londra, che offre bonus in denaro a strutture che aprono al pubblico i propri servizi igienici, anche qui indicando questa possibilità con un apposito cartello da esporre all’esterno. In questo caso è stata anche sviluppata una App per consentire alle persone di individuare tali servizi igienici.

E in altri Paesi europei?

Diverso è il caso francese, dove per esempio a Parigi e Lione. Qui i servizi pubblici, le cosiddette sanisette, possono essere a pagamento o gratuite (già di queste solo a Parigi sono 430!). Dove la pubblica amministrazione non riesce per mancanza di fondi a coprire l’intero fabbisogno con servizi gratuiti, vengono installati bagni a pagamento (circa 50 cent) per garantire la totalità del servizio.

Anche ad Amsterdam andare nei bagni pubblici costa dai 20 ai 50 cents, tuttavia sono diffusissimi in ogni zona della città. Dopo un concorso proposto dal ministero dell’economia, tre studenti dell’università di Amsterdam hanno creato hoognood, che significa bisogni urgenti. Questa è appunto un’applicazione per smartphone che segnala il bagno pubblico più vicino.

Bagni pubblici dall’altra parte dell’Oceano

Portando lo sguardo oltre oceano scopriamo che recentemente l’amministrazione di Washington DC ha approvato due programmi pilota della durata di un anno. Uno serve per determinare dove e come installare toilette pubbliche sempre aperte e l’altro per incoraggiare gli esercizi privati ad aprire i loro bagni al pubblico tramite la previsione di incentivi.

A Portland, Oregon, è stato messo a punto il Portland Loo, un progetto di bagni pubblici che funzionano 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e che si sta diffondendo in altri 20 siti negli Stati Uniti. Si tratta di un modello di bagno pubblico modulare, sicuro, resistente ai graffiti e con pareti e porte robuste. Questi vengono gestiti da addetti alle pulizie e hanno un costo di installazione ritenuto sostenibile per le casse municipali (circa 150.000 dollari). Il tutto consente un maggior controllo sul livello di igiene e le condizioni d’uso a differenza dei bagni autopulenti che hanno bisogno di maggior costi di manutenzione.

In conclusione

Navigando un po’ in rete, inoltre, si può constatare come esistano già oggi progetti e prodotti in grado di soddisfare appieno le esigenze di igiene e durabilità richieste. Le soluzioni, quindi, ci sono e basta individuare quelle che si adattano meglio alle singole realtà dello spazio urbano. Ciò che conta è che a tutti venga data la possibilità di usufruire di spazi privati in ambito pubblico, in quanto cittadini e non esclusivamente in veste di consumatori. Non possiamo pensare di rilanciare Torino né in ambito lavorativo né turistico senza pensare a questo servizio così essenziale!

Elisabetta Riccomagno

Un commento

  1. Pingback: Elisabetta Riccomagno - Progresso Torino

I commenti sono chiusi.