Mescolarsi e sentirsi sicuri
Una città aperta non si limita a fornire servizi adeguati, ma fa sì che persone diverse si incontrino e si conoscano. Una città aperta cerca di evitare che esistano quartieri chiusi in sé stessi, popolati da persone troppo simili tra loro, perché questo schema incentiva la paura e l’odio verso il diverso. Per questo occorre un’apposita progettazione urbanistica che disegni quartieri “porosi” in cui convivano pacificamente persone diverse.
In generale, bisogna riprendere in mano la trasformazione urbanistica della città riqualificando interi quartieri e riprogettando la mobilità in funzione delle necessità dei cittadini e della disponibilità di nuove tecnologie. Il lockdown imposto dalla pandemia ha fatto emergere la necessità di spazi di aggregazione progettati in modo diverso, di riconfigurazione delle case con postazioni di lavoro a distanza, di spazi comuni nei condomini e molto altro. Dovremo dunque fare in modo che Torino diventi capace di inventare nuovi modi di vivere insieme, di muoversi da una parte all’altra e di svolgere tutto ciò in modo fluido.
Torino è città di santi operosi ed ha una lunga tradizione nell’assistenza ai bisognosi, pertanto è essenziale la collaborazione con gli enti del terzo settore che conoscono da vicino le singole realtà. In particolare, sul tema dell’accoglienza di chi arriva da altri paesi, l’integrazione dei nuovi arrivati deve essere affrontata in modo organizzato, senza trascurare il legittimo bisogno di sicurezza degli altri.
Bisogna disegnare servizi appositi per alcune fasce di popolazione: i giovani e le nuove famiglie, ma anche gli anziani e gli immigrati. Collaborando con le organizzazioni già presenti e ben radicate a Torino, vanno ideati e potenziati servizi progettati da donne per le donne: orari flessibili nei servizi all’infanzia, zone sicure per le donne, centri antiviolenza, formazione specifica all’assertività, supporto nello sviluppo della carriera professionale.
Che fare?
- Revisione piano regolatore e progetto di trasformazione urbanistica.
- Osservatorio sul bisogno, per identificare aree e necessità specifiche in modo da migliorare la collaborazione con le associazioni del terzo settore.
- Un tetto per i senzatetto, in collaborazione con le associazioni che operano sulla strada.
- Organizzazione di servizi per la prima e la seconda infanzia, con orari flessibili anche per chi lavora di notte o nei fine settimana.
- Creazione di spazio fisici di ritrovo per adolescenti e giovani, per prevenire cyberbullismo e distorsioni dovute alla eccessiva esposizione agli schermi digitali.
- Progetto di soluzioni abitative per anziani autosufficienti con servizi condivisi, trasporti accessibili, accesso facilitato a servizi ambulatoriali, banche o pubblica amministrazione.
- Sportello donna, per rispondere ad esigenze specifiche delle lavoratrici, come la ricerca di lavoro, il ritorno al lavoro dopo la maternità, lo sviluppo di carriera, l’assertività, la parità di genere in ogni ambito.
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